La guerra si è sempre nutrita di propaganda e contropropaganda, ma con la digital transformation degli ultimi anni c’è stato un salto di paradigma e quella in Ucraina può esser definita la prima social media war.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è passato da 500 mila a 6 milioni di followers su Twitter in pochi giorni dall’inizio dell’invasione delle forze armate russe, riuscendo a far vedere le immagini dell’ospedale di Mariupol in tutto il mondo e chiamando a raccolta attorno a sé i potenti della terra con hashtag e tweet.
Grazie alla trasformazione digitale le nuove generazioni sono cresciute in un mondo globale, abituate a guardare oltre lo schermo della TV di casa, refrattarie a subire la visuale offerta dal proprio governo e dalla narrazione di partito e difatti l’opinione pubblica russa, sino a che non è stata imbavagliata del tutto, si è spaccata in due: giovani contro la guerra da una parte e adulti e anziani schierati col dittatore dall’altra.
Sempre più vanno nascendo per il mondo guerre ibride combattute sottosoglia nella terra di nessuno tra relazioni pacifiche e combattimenti formali. Sun Tzu nell’Arte della Guerra 2.500 anni fa diceva “l’arte suprema della guerra è sottomettere il nemico senza combattere” e oggi governi, gruppi terroristici e anche aziende assoldano hacker a noleggio per aprire il fuoco senza dichiarare guerra formalmente.
Senza dubbio perciò, per riuscir a gestire con successo queste nuove sfide della modernità, adesso diventa improcrastinabile aggiornare la “cassetta degli attrezzi” su comunicazione online e cybersecurity.

Come cambiano le guerre con la digital transformation: social media war, guerra ibrida e Sun Tzu
- Pubblicato il 19 Aprile 2022
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Giuseppe Ursino
Giuseppe Ursino
CEO del JO Group, cluster di aziende nato nel 1998 con core business in digital transformation e consulenza su fondi europei
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