Identità siciliana e indole alla sottomissione. Il tentativo della Lega Sicula di Ducezio

Giuseppe Ursino

Giuseppe Ursino

Per capire meglio l’identità siciliana e l’indole alla sottomissione al potente di turno è bene conoscerne la storia.
I cartaginesi fondano in Sicilia occidentale le loro piccole polis nell’VIII secolo avanti Cristo e i commercianti fenici, provenienti dall’attuale Libano, che prima erano sparsi in empori lungo tutta la costa dell’Isola, sono costretti a concentrarsi nell’estremità occidentale della Sicilia. L’egemonia di Cartagine con baricentro Agrigento coinvolge anche le popolazioni indigene degli elimi, che abitano le coste, e dei sicani, popolazioni indigene dell’interno occidentale dell’Isola.
Nella parte orientale della Sicilia le coste sono abitate dai greci, detti sicelioti, e all’interno dalle popolazioni indigene dei siculi. Con l’asse Gela-Siracusa del tiranno Gelone nel 485 a.C. la comunità siceliota comincia ad assumere una organizzazione unitaria. Ma quest’egemonia greca viene insidiata da una nuova formazione nel 455-450 a.C. circa: la Lega Sicula di Ducezio. La Lega Sicula è importante perché i siciliani indigeni, per la prima volta nella loro storia, superano ogni particolarismo tribale e danno vita ad una creatura politica unitaria. Dura poco perché i sicelioti prevalgono sui siculi e questo rinsalda l’egemonia siracusana.
Nel 240 a.C. i romani conquistano la Sicilia occidentale mettendo a baricentro della loro amministrazione Marsala. Poi cominciano la conquista della ben più ricca e potente Sicilia orientale che si conclude con la conquista di Siracusa nel 210 a.C.. L’Isola, unita sotto i romani che la chiamano la Provincia di Sicilia, viene governata tramite un Pretore da Siracusa.
In ultima analisi dall’VIII secolo avanti Cristo la Sicilia è stata sotto il dominio dei cartaginesi, dei greci e poi dei romani. Per assaporare l’indipendenza i siciliani dovranno aspettare il 1296 con Federico III di Sicilia, ma questo privilegio durerà pochi anni.

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